Per il tipo di lavoro che faccio e per il ruolo che ricopro mi capita di avere a che fare molto spesso con persone che vivono nel nord Italia; solitamente mi ci trovo bene a lavorare: in generale, mi trovo bene a lavorare con qualsiasi essere umano, a prescindere da luogo di provenienza e di svolgimento del lavoro.
Non mi trovo bene a lavorare con chi di lavorare non ha voglia e, avendolo fatto per parecchi anni sia con persone del Sud che del Nord, nella mia visione – per forza di cose parziale e ristretta alla limitata esperienza che ho del mondo – si è formata una certa stupida generalizzazione sul fatto che al Sud lavoriamo di più (uso il plurale maiestatis poiché, come intuibile, sono ascrivibile per ragioni geografiche alla categoria “Sud”) che fa da contrappasso a quella ben più famosa dei terroni nullafacenti.
Dico stupida generalizzazione perché le generalizzazioni sono stupide per antonomasia tendendo a spiegare in maniera semplice problemi complessi o, come in questo caso, provando a incasellare milioni di persone in schemi rigidi che non hanno alcuna possibilità di poter descrivere in modo fedele la realtà.
Detto ciò, però, visto che questo è il mio blog e che quelle che sto elencando sono le mie percezioni limitate, in effetti quello che molto spesso ho notato è che la vita, l’approccio e le soluzioni al lavoro al Nord mi sembrano parecchio frenetiche ma spesso inconcludenti (frenesia dedicata molto spesso al semplice provare a dimostrare di star facendo qualcosa senza davvero capire bene perché lo si sta facendo e cosa effettivamente si stia facendo), a differenza di quelle che noto al Sud che sono invece più metodiche e magari più rilassate ma al contempo più dense di risultati concreti.
E’ per questi motivi che quando la scorsa settimana, in trasferta al Nord, mi sono sentito dire da un tassista, con molta invidia che – sul serio, non scherzava – lui immaginava in questo periodo la gente al Sud, tutta, girare in costume tutto il giorno e da una collega – pure lei, invidiosa ma pure convinta, più convinta che invidiosa – che ero fortunato a vivere “giù”, che tanto in pausa pranzo e subito dopo lavoro possiamo sempre andare al mare ho pensato che c’è un gigantesco problema di conoscenza della geografia in questo dannato Paese, poi inesorabilmente confermato.