E quando l’ultimo supermercato sarà vuoto e la tecnologia ci servirà per fare un fuoco

Alcuni giorni fa affrontavo una conversazione in cui mi si voleva convincere del fatto che le nuove generazioni sono fatte da idioti, che in futuro non ci saranno più medici dato che oggi è più conveniente fare l’influencer, che non ci sono più i valori di una volta, che ai miei tempi signora mia e tutta un’altra serie di cose¹ che quando le diceva la buonanima di mia nonna sulla mia generazione mi sembravano delle gigantesche stronzate e ora – nonostante mi stia pericolosamente avvicinando all’età in cui capitava che le dicesse – per fortuna continuo a reputarle tali.

Senza voler fare troppa retorica sul fatto che ogni generazione (anche perché un testo contenente la frase ogni generazione è già implicitamente retorico) ha le sue battaglie, temi, modi, tempi e storie e la sindrome dello “stavamo meglio prima” è utile solo a banalizzare temi complessi e a farsi rispondere rapidamente “ok, boomer“, mi chiedo perché mai la generazione che viene assimilata ai mafiosi solo perché è l’unica che ha capito quanto siamo vicini all’estinzione, deve avere non solo la rottura di coglioni dei beceri ignoranti della peggior specie ma pure il paternalismo di sinceri democratici ricolmi di sapere, acculturati e amanti dell’arte (e quindi, comunque, dei beceri ignoranti della peggior specie).

Devo quindi leggere o ascoltare le opinioni illuminate di saggi pieni di conoscenza artistica, laureati all’accademia delle belle intenzioni, benaltristi di prim’ordine e possessori di numerosi titoli e lodi che ci tengono a comunicare che “non è bloccando le persone in strada che si risolve il problema del clima” (tutte le lotte che hanno portato risultati nella storia hanno creato disagi a qualcun* o qualcosa, questo argomento è semplicemente falso), “facendo in questo modo, l’attenzione delle persone si concentra sugli atti incivili e non su quello che si vuole comunicare” (certo, se continuate a rompere il cazzo su queste cose², diventa più difficile ma comunque è una cosa messa in preventivo), “imbrattando un quadro non si risolve il problema del clima, le lotte vanno fatte in altro modo” (è incredibile quanto opinioni del genere siano sempre condivise da reazionari della peggior specie, anzi, no: non è per niente incredibile), “l’obiettivo è condivisibile ma il metodo è sbagliato” (se sporchi i vetri protettivi dei quadri sei ignorante, se scioperi sei un perditempo, se blocchi il traffico sei un criminale, se sporchi i muri sei vandalo: ma non è che è il concetto stesso di protesta, in generale, che non va bene?) e altri cliché³ e amenità⁴.

Questa storia che l’arte (nell’accezione classica che include quasi esclusivamente pittura, scultura e fotografia tenendo fuori il 99% di tutti gli altri prodotti dell’intelletto e della creatività umana) è qualcosa di intoccabile, che sporcarla (o meglio, fingere di sporcarla, perché rendiamoci conto che non è stato fatto mai nulla di irrimediabile) è un sacrilegio mi deprime fortemente. E succede la stessa cosa anche in contesti completamente diversi, anche quando l’obiettivo è un fascista aggressore pedofilo (OMMIODDIO MA ERANO ALTRI TEMPI, C’È UN VALORE STORICO, NESSUNO PENSA AI BAMBINI: no, è una merda, semplice).

Cerco di dirlo nella maniera più pacata possibile in modo che sia facilmente assimilabile:

l’arte non è niente

l’arte vale meno di niente

l’arte non conta assolutamente niente

se non c’è nessun* a poterne fruire o se causa sofferenza

L’arte è un prodotto dell’essere umano, essere umano che esiste solo ed unicamente perché – grazie ad una serie di circostanze e concatenazioni di eventi incredibilmente fortunati – si sono create le condizioni per la vita: nell’istante in cui tali condizioni venissero meno, smetterebbe di esistere anche l’arte (come del resto qualsiasi altra cosa con cui c’entra l’essere umano) non essendoci più nessun* a crearla e goderne. Il pianeta sui cui ci troviamo è pericolosamente vicino al disfacimento e gli unici che stanno muovendo il culo per sensibilizzare il resto del mondo sono i giovani idioti di cui sopra (e possono fare solo quello: la sensibilizzazione massificata serve a creare pressione su chi può adottare scelte e strategie con un impatto concreto), che dicono una cosa semplice e banale: se non si prendono provvedimenti, se non si fa presto, soffriremo tutti moltissimo prima di – inesorabilmente – morire (posto che già oggi la situazione è compromessa per sempre anche se si crede che sì, ok, ma in realtà: no).

Per quanto mi riguarda non esiste nulla che non possa essere sacrificato per aumentare la possibilità di raggiungere il punto di non ritorno: possono pure pisciarci su Van Gogh, farne un falò, prenderlo a martellate se serve a sensibilizzare anche un solo essere umano sul tema e, in potenza, preservare la razza umana.

Però magari mi sbaglio, magari i gran luminari di cui sopra possono fare una lista degli approcci tranquilli, cucciolosi e risolutivi che bisogna adottare per porre l’attenzione sulla più grave minaccia per il futuro dell’umanità senza scatenare alcun turbamento nelle coscienze: attendo che mi venga condivisa, così mi organizzo.

¹ grandissime stronzate

² inutili stronzate

³ enormi stronzate

⁴ spaventose stronzate

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *