Ho scoperto da un paio di settimane dell’esistenza della sindrome dell’impostore.
Qualche giorno dopo ho ascoltato questa puntata di un podcast che mi è stato consigliato da poco che parlava esattamente dello stesso argomento (quando si dice sincronicità) e mi sono reso conto che quella sensazione di inadeguatezza che mi si para davanti (mista ad un fortissimo stimolo ad imparare cose nuove) quando ho a che fare con persone, a mio parere, enormemente più competenti di me, probabilmente è dettata – almeno in parte – da questa sindrome.
Come consigliato nell’articolo linkato sopra, quindi, ne parlo: quando ho a che fare con le persone di cui sopra, mi capita di pensare che sono arrivato a fare il lavoro che faccio, a ricoprire il ruolo che occupo, ad avere la reputazione che ho, perché intorno a me non si sono resi (ancora) conto che sono, appunto, un impostore: è stata solo una concatenazione di eventi incredibilmente favorevole a far sì che ora si creda che io sia in grado di fare quello che faccio.
Attenzione, però: non credo di essere un incompetente, anche perché altrimenti non si spiegherebbe come mai il mio lavoro venga ricompensato. Essere un incompetente implicherebbe, tra l’altro, un sistema di valutazione e di assegnazione del merito completamente fallato: tutte le persone con cui ho lavorato non hanno alcuna capacità di giudizio e semplicemente si sono fatte imbrogliare da me?
Non so se sono un impostore o meno, è difficile essere obiettivo al riguardo (probabilmente sono un mezzo impostore), fatto sta che continuo, nonostante queste perplessità, a ritenermi in grado di individuare gli impostori conclamati: ma questa è un’altra storia.