Da grande voglio fare il femminista

Qualche giorno fa ho avuto una discussione abbastanza accesa con una persona a me cara relativa alla vecchia, solita, putrescente argomentazione per la quale se ti stuprano probabilmente un po’ te la sei cercata (sì, sempre la solita ipotesi del mondo giusto), quella minigonna la potevi sostituire con un pantalone, potevi di evitare di uscire in tarda serata con sole femmine e bla bla bla. Durante questa conversazione ho assunto pressappoco queste sembianze.

Da questa cosa sono seguite una serie di digressioni su argomenti in un certo qual modo correlati a questo, tutti aventi a che fare col femminismo.

Lo so, lo so cosa penserai: c’hanno rotto il cazzo le femministe. C’hanno rotto il cazzo con quel loro dito che sta lì ad indicare che non va mai bene niente (hai torto). C’hanno rotto il cazzo a spingere per l’uso di formule per una comunicazione inclusiva che sono complicate da trovare sulla tastiera (hai torto). C’hanno rotto il cazzo perché il genere di certe parole è maschile, si è sempre detto così, cos’è ora sta moda di declinare al femminile parole maschili (hai torto). C’hanno rotto il cazzo a volere la parità nei salari, che poi chi l’ha detto che c’è disparità (hai torto e se lo dice pure un bambino (mp4) – min. 4:30 – in Un posto al sole ).

C’hanno rotto il cazzo anche per un altro motivo, che è quello principale: hanno ragione. Hanno ragione perché i fatti, la realtà, l’evidenza da loro ragione. Non essere d’accordo con le loro istanze significa negare dati dimostrabili, concreti e conclamati: la realtà.

E dato che sono spesso accusato di voler avere sempre ragione, è abbastanza naturale che questo blog si definisca femminista e io stesso mi dichiari tale1 (anche se – tecnicamente – non lo sono, come molt* ma come molt* provo ad esserlo).

1 no, non è vero: è perché semplicemente è giusto (e tu hai torto)

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