Nell’ultima edizione della newsletter dal titolo “Link molto belli” ho scoperto una cosa che in parte avevo già letto (di recente, in seguito all’assegnazione del nobel per la fisica del 2022) e cioè che […] tre fisici hanno vinto il premio Nobel dimostrando che l’universo non è “localmente reale”.
Dopo un po’ di ricerca ho trovato questo articolo che inizia partendo dall’esperimento di Aspect del 1982 in cui – banalizzando – fu scoperto che a determinate condizioni le particelle subatomiche sono capaci di comunicare tra di loro a prescindere dalla distanza e quindi o la teoria di Einstein che esclude possa esistere una comunicazione più veloce della luce è fallata oppure le particelle subatomiche sono connesse in maniera tale da violare il principio di località (quello che afferma che degli oggetti distanti non possono avere influenza istantanea l’uno sull’altro). Successivamente, approfondisce e ipotizza una serie di scenari bellissimi e assurdi ma allo stesso tempo inquietanti: gli argomenti – posta la premessa della scoperta che è solo un piccolissimo spiraglio di luce nel buio dell’ignoranza che abbiamo sull’argomento – mi sembrano sufficientemente solidi da poter essere almeno presi in considerazione e non classificare il tutto come stronzata.
Fondamentalmente tutto compenetra tutto, ogni cosa esistita, esistente e che esisterà fa parte di un unica immagine, io sono Giorgia Meloni e Giorgia Meloni è me, i Pink Floyd sono i Maneskin e i Maneskin sono i Pink Floyd, Elettra Lamborghini è Nilde Iotti e Nilde Iotti è Elettra Lamborghini: bello eh, però…
Tra l’altro, tutto questo mi ha fatto pensare ad un altra cosa: se tutto è tutto, se ogni cosa è una cosa, tecnicamente ©, tutto comunica con tutto, per cui, si può ipotizzare che la sincronicità esista, che due eventi possano avvenire contemporaneamente e, quindi, siano connessi tra loro anche senza che nessuno sia la causa dell’altro, che lo scatenarsi di tali eventi faccia parte di un unico contesto significativo.